Punto 2: La Chiesa Parrocchiale
Ad oggi, la data di costituzione della Chiesa Parrocchiale di San Vito non è nota.
Il primo riferimento risale ad un atto notarile del 5 Settembre 1448 in cui si registrano delle donazioni fatte alla parrocchia.
In passato, la Chiesa godeva di tutti i diritti parrocchiali che esercitava liberamente, ciò denotava un’autonomia che solo le chiese più importanti vantavano; ad esempio, il Pievano di San Vito non aveva l’obbligo di intervenire alla Cattedrale della Diocesi per la funzione del Giovedì Santo o per la festa del Corpus Domini e altre funzioni simili, come invece accadeva per gli altri parroci.
Dalla Chiesa parrocchiale dipendevano 3 chiese filiali:
1) La Chiesa di Sant’Apollinare, che si trova di fronte;
2) la Chiesa Maria Santissima Addolorata, o Pieve Vecchia;
3) la Chiesa di Santa Maria di Loreto, di cui oggi non rimane alcuna traccia, ma da fonti scritte, era collocata a circa 200 passi, fuori dalle mura paesane.
La Chiesa apparteneva alla Diocesi di Fossombrone, oggi accorpata alla Diocesi di Fano, Fossombrone, Cagli, Pergola. Fu proprio l’allora Vescovo di Fossombrone, Monsignor Felice Landi di Cingoli, che ordinò di edificare la Chiesa, così come la vediamo oggi, sulle mura della chiesa già esistente; il 28 Ottobre 1796 fu solennemente consacrata, anche se non completamente ultimata.
La struttura mantiene la pianta rettangolare esistente, ma ampliata negli spazi e con un vago disegno in stile Barocco.
Entrando dal portone principale, uno delle sette porte che caratterizzano la Chiesa, e percorrendo l’unica navata che presente, raggiungiamo il presbiterio, leggermente rialzato e delineato da due scalini in pietra, che ospita l’altare maggiore.
A destra dell’altare maggiore è collocato il Crocifisso della venerata Compagnia del Santissimo Sacramento, di epoca Settecentesca.
Nella zona absidale c’è spazio sufficiente per il coro che non è mai stato realizzato.
Alzando gli occhi sopra l’altare maggiore, unita al muro e d incastonata in una cornice in stucco, è conservata una tela di ambito marchigiano del XVII sec., raffigurante Maria Santissima Immacolata con San Biagio, rappresentato con i tradizionali pettini simboli del suo martirio e San Vito, inginocchiato nell’atto di presentazione dell’angelo tutelare.
Ai lati sono conservati alcuni affreschi del XVI sec., attribuiti a Pietro Paolo Agabiti, pittore e architetto di Sassoferrato, recuperati dal Tempio del Santissimo Sacramento.
Le pareti laterali sono caratterizzate da quattro archi, contenenti altrettanti altari. A destra il primo altare è dedicato a Sant’Esuperanzio, contitolare della chiesa, raffigurato in veste pontificale, con gli occhi al cielo, e con il piede calpesta un mostro d’eresia; il secondo altare ospita la statua del Sacro Cuore di Gesù. A sinistra troviamo, invece, l’altare dedicato a Sant’Antonio Abate e una cappella dedicata alla Madonna di Fatima. Qui sono conservate anche una tela raffigurante la Madonna con Bambino, San Lorenzo e San Carlo Borromeo, del 1631, un tempo custodita nella ex Chiesa di San Francesco, e una riproduzione lignea della Santa Casa di Loreto, risalente alla prima metà del Settecento.
Degno di nota è il battistero, collocato in fondo alla chiesa, realizzato in pietra e gesso e chiuso da una piccola balaustra sempre in pietra. Sopra il battistero, una cornice in pietra circonda una tela raffigurante il Battesimo di Gesù Cristo.
Sulle colonne che sorreggono la struttura, sono poste le quattordici stazioni della Via Crucis e, sotto alcune di esse, si notano dodici croci, in marmo giallo di Siena e fondo bianco, necessarie per la Sacra Funzione della Consacrazione della Chiesa.
Sopra colonne e capitelli è presente un cornicione che attraversa tutto il perimetro della chiesa, abbastanza ampio da poter camminarci a piedi e sul quale si affacciano le sette finestre che illuminano l’interno. Una divertente curiosità vede protagonista la finestra collocata sopra l’ingresso principale, murata temporaneamente nel 1806, dopo che un vento impetuoso ruppe tutti i vetri, e rimasta così ancora oggi.
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Punto 3: il giornalino “La Nostra Valle”
Questo piccolo giornale fu creato dall’allora parroco di San Vito sul Cesano, don Fauno Binotti, nato nel 1925 e nostro parroco fin dal 1948, ed ebbe la forza di farlo arrivare in tutta Italia e un po’ in tutto il mondo, nonostante partisse da questo minuscolo borgo di campagna.